Ricerca di Liliana Walker 2E

Nel singolare spazio urbano veneziano, nella scenografia monumentale, vi sono elementi che spesso sfuggono alla sguardo, particolari costruttivi poco considerati, ritenuti “minori” nel complesso storico-architettonico, poco noti anche agli stessi veneziani.
Parliamo dei camini.

Strutture funzionanti, funzionali rispetto a precise esigenze, sono svariatissimi nelle forme, caratterizzati nelle tipologie, innumerevoli nella quantità e rappresentano soluzioni originali dell’edilizia veneziana.

Anche se il Boerio (nel suo “Dizionario italiano – veneziano”) definisce il “camin”: “quel luogo della casa o sia apertura o sia vano per cui passa il fummo”, e ne definisce le sue parti nel “fogher” (focolare), “napa” (cappa), “cana” (gola), “castelo” (rocca o torretta), generalmente a Venezia con il termine “camin” si indica la struttura muraria (rocca) che sta al di sopra della linea di gronda.
Nei secoli l’espulsione del fumo delle abitazioni è sempre stato il tormentose dei mesi invernali: morire affumicato o dal freddo.
Generalmente il problema era risolto con un foro nel tetto, da cui usciva però anche una notevole quantità di calore. A questo problema si aggiungevano, soprattutto a Venezia, umidità (specialmente con la nebbia) e salsedine.
Si tenga presente poi la conformazione urbanistica di Venezia: costruita su 116 isole circondate da 176 rii con le abitazioni vicinissime le une alle altre , e di differenti altezze.
Ecco quindi l’esigenza dì un marchingegno per estrarre il fumo dall’abitazione, ma che doveva anche abbattere le scintille a volte causa di furiosissimi incendi (le primitive abitazioni veneziane infatti avevano tetto in paglia) e, particolare non secondario, favorire la circolazione forzata dell’aria nell’abitazione.

Il fumo prodotto dalla combustione è raccolto dalla cappa e convogliato per la canna fumaria fino ad arrivare al Camin. Ciò avviene soprattutto perché il fumo caldo prodotto dalla combustione per legge fisica tende a portarsi in alto. La parte superiore della “canna” è tappata da una tettoietta per impedire alle pioggia di entrare nell’abitazione.
Il fumo è quindi costretto ad uscire per dei fori laterali e infilarsi fra l’esterno della canna fumaria e uno schermo che ne circonda la parte terminale e ad uscire superiormente, la forma di questo schermo determina la tipologia del camino.

TIPOLOGIA A CAMPANA: Lo schermo che circonda la parte della canna dei camini si presenta a forma tronco-conica con la sua base maggiore rivolta verso l’alto. La base minore poggia su una serie di mensoline variamente sagomate che creano una serie di varchi con la funzione di “eiettori”, per accelerare l’espulsione del fumo e spegnere le scintille. È questa la più classica forma di “camin” veneziano, molte volte rappresentato nei dipinti dei grandi pittori di scuola veneziana, ed è certamente il più funzionale.
Per testimoniare quanta cura i veneziani riservassero a questo particolare, le “campane” erano decorate e affrescate (anche Giorgione e Tiziano lo fecero in alcune abitazioni).
Variazioni della forma a campana erano realizzate con l’accostamento di tre canne fumarie con un unico schermo (palazzo Vendramin Calergi), con le campane a volte modellate a coste (Zitelle), dipinte a vivaci colori.

 

 

 

TIPOLOGIA A CAMPANA SCHIACCIATA: Lo schermo e vaso d’espansione che ricopre la parte terminale assume la forma tronco-piramidale per una maggior facilità costruttiva. Anche queste forme erano una volta decorate. Le sommità dello schermo assumevano talvolta una forma arcuata(S. Marcuola).

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TIPOLOGIA A DADO: Ulteriore evoluzione della forma a campana (ancora di più semplice costruzione). Il vaso d’espansione assume forma cubica o a parallelepipedo; talvolta l’aspetto estetico era migliorato con elementi aggiuntivi. Caratteristica è la visione di nove camini “a dado” posti nelle case della Ca’ di Dio (Castello).

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TIPOLOGIA A FORCHETTA O A TRIDENTE: Erano largamente usate nella campagna veneta e importate in città da muratori che arrivavano dall’entroterra.

 

 

 

 

 

TIPOLOGIA CLASSICA: Grandi artisti fra la fine del XV secolo e la prima metà del XVI si occupano della funzionalità e dell’estetica dei camini: Leon Battista Alberti (1404-1472), Raffaello Sanzio (1483-1520) e Vincenzo Scamozzi (1522-1616) che ne descrissero minuziosamente i rapporti costruttivi. Influenzarono l’aspetto dell’architettura veneziana nel Rinascimento anche i Lombardo (Pietro Solari e i suoi eredi, i figli Tullio e Antonio Sante Girolamo).
Ma a Venezia si continuò prevalentemente a costruire le forme a campana tradizionali.

 

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